fonte: http://usipr.noblogs.org/post/2012/12/04/la-nostra-storia-non-si-riscrive/
Abbiamo saputo in modo assolutamente casuale che giovedì p.v. ci sarà un convegno storico sull’USI-AIT a Parma, per ricordare il centenario dell’USI stessa. Inutile dire che da parte degli organizzatori (la Fondazione Di Vittorio, emanazione “culturale”della CGIL) ci saremmo aspettati almeno un cenno: di solito, per rispetto ed educazione, funziona così. Non ci vengano a dire che il motivo è perché è un convegno storico, perché allora non si capisce che c’entri Patrizia Maestri della CGIL e Bernazzoli del PD.Comunque, che non ci abbia informati la CGIL…è fin troppo ovvio!Infatti, i rapporti tra noi e la CGIL, sigla “sindacale” a cui si richiama la Fondazione fin dal suo nome, sono assolutamente pessimi, e lo diciamo con orgoglio: vuol dire che stiamo lavorando con coerenza! Ci teniamo anche a precisare che niente di quanto scriviamo è per ortodossia “purista”, essendo noi da sempre realtà molto aperta e dialogante con tutte le componenti antagoniste sul territorio.
Elencare i vari screzi avuti con la CGIL a Parma, sarebbe cosa molto lunga, ci possiamo limitare ad alcuni episodi degli ultimi anni: tentativo, direttamente in questura (!), di impedire il percorso del corteo del sindacalismo di base (indetto dall’USI) qualche anno fa per “motivi di ordine pubblico (e noi lo facemmo comunque, e meglio di loro); impedimento alla sezione USI di partecipare alle elezioni RSU presso una nota ditta alimentare di Parma, con tanto di lungo contenzioso; tentativo (vano) di impedire che la rappresentanza USI (che raccoglieva il consenso del 100% dei lavoratori nel servizio per disabili in questione) trattasse con due coop. sociali provenienti da fuori città al momento del cambio appalto; azione continua per vanificare in una nota “coop.” locale ogni accordo sindacale ottenuto in precedenza, per l’unico scopo di toglierci visibilità a scapito anche di un peggioramento per i lavoratori, mentre era palese la “virtuosa sintonia”, anche con scambi reciproci di personale, tra coop stessa e sindacato; il tentativo di aggressione fisica operato da alcuni loro dirigenti (tra cui l’allora segretario Provinciale) contro alcuni militanti USI che volantinavano ai loro colleghi operanti negli asili; ecc.
Sulle politiche nazionali, poco da dire: ad occhi attenti, è palese la complicità della CGIL, aldilà delle apparenze mass mediatiche, nello sgretolamento delle conquiste dei lavoratori, dei loro diritti, della loro esistenza. CGIL è un ente erogatore di servizi, la lotta di classe è altra cosa.
Come i fascisti di Casa Pound immortalano Che Guevara; come Bersani fa campagna elettorale con manifesti con sfondo di Lotta Continua; come la Camusso celebra lo sciopero agrario del 1908 (mentre in realtà la CGIL lo osteggiò);
come i sindacati istituzionale e i partiti della “sinistra” si fanno belli con gli avvenimenti delle Barricate antifasciste del 1922 (dimenticando che i partiti da cui sono nati ostacolarono gli Arditi del Popolo), oggi abbiamo la CGIL, attraverso il suo braccio culturale, che ricorda il centenario dell’USI!Questa operazione va chiamata col suo nome: revisionismo storico,che è abitudine non solo della destra. In realtà l’USI, storica sigla del sindacalismo rivoluzionario che arrivò a contare, prima di essere sbaragliata dal fascismo, centinaia di migliaia di aderenti in tutta Italia (e che ebbe proprio in Parma una delle sue roccaforti) nacque proprio dopo un distacco netto dall’allora CGL ritenuta attendista, poco rivoluzionaria (chiediamo scusa, erano altri tempi..) e troppo legata ai partiti di sinistra riformisti. Oggi, proprio CGIL e PD pretendono di ricordare l’USI. Il nostro centenario l’abbiamo festeggiato il primo maggio, con un corteo e una festa che ha richiamato quasi un migliaio di persone, giovani, lavoratori, disoccupati, immigrati; lo abbiamo festeggiato inviando un tir e vari furgoni a Modena per i terremotati; lo abbiamo festeggiato in questi mesi con le nostre
tante lotte e ogni giorno nelle strade e sul lavoro, senza i vantaggi del sindacalismo confederale, ma anche senza le loro ipocrisie, le loro reticenze, i loro compromessi, le loro spartizioni di potere. Da noi non circolano soldi e funzionari, ma solo sudore e passione.
Chiediamo pertanto ai relatori di area libertaria di rifiutarsi di partecipare a questa operazione revisionistica, irrispettosa ed innaturale per l’USI stessa: non basta affermare che è un convegno storico: ci sono occasioni in cui ognuno di noi, per coerenza, deve sapere rifiutare, ed un convegno sull’USI promosso da una Fondazione che si richiama alla CGIL, oggi, proprio a Parma, è una di queste. L’USI è l’unica sigla sindacale libertaria, orizzontale, assembleare, questa
gente nega le nostre idee e ,le nostre pratiche, nega la nostra storia.
La CGIL a Parma negli ultimi anni è stata ostile, sprezzante, penalizzante per quella stessa sigla sindacale che oggi, in locali istituzionali e quindi da noi lontani, tentano di ricordare strumentalmente. Noi contestiamo questa iniziativa che riteniamo una provocazione, e non ci pare casuale che avvenga proprio a Parma.L’USI-AIT non ha bisogno di celebrazioni, seppure spacciate per storiche,promosse da chi spartisce il potere. Se hanno rispetto per le nostre idee, i nostri metodi e la nostra storia, lo dimostrino quotidianamente. Noi non contestiamo un convegno storico, se fosse puramente tale, ma la manipolazione della storia ad uso e consumo.
Rispetto per noi che ci siamo, rispetto per chi cerca a fatica di costruire autorganizzazione sul posto di lavoro, rispetto per chi non si piega ai complici dei padroni.
USI-AIT PARMA